Odontoiatria: professione difficile!

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Lettere a “la Repubblica”

Da qualche giorno in vacanza, rivedo alcuni episodi professionali apparentemente separati, eppure uniti da un filo (logico?), vissuti nell’ultimo mese. Provo a ragionarci prima che tutti i contorni sfumino, stimolato da una lettera a “la Repubblica” di ieri 13 agosto. Come ogni anno, pur osservando un discreto periodo di stop lavorativo, ho previsto almeno tre giornate/ sedute di ricezione emergenze. Volendo rispondere al lettore/ scrittore di Repubblica, va precisato che un libero professionista non ha alcun obbligo di rispetto di turni nelle aperture al pubblico, a meno che non si tratti di una struttura convenzionata e quindi, in qualche modo, collegata al SSN. Purtroppo l’Odontoiatria è da anni la Cenerentola del Servizio Sanitario pubblico e quindi la carenza di posti pubblici di emergenza si acuisce quando gli studi odontoiatrici privati sono più o meno tutti (incolpevolmente) chiusi per ferie. Personalmente in passato, soprattutto quando ero dirigente di un Associazione professionale a livello regionale, ho provato ad organizzare turni di aperture programmate… lodevole tentativo ma scarsi risultati, che comunque esulava dalle competenze dell’Associazione. Inoltre i pazienti, indirizzati a codesto o quel collega, al rientro presso il proprio curante spesso se ne lamentavano. La scelta del dentista “non è cosa semplice e va ponderata con attenzione”, ma perchè? La professione di Odontoiatra, o Medico Odontoiatra come oggi usiamo dire a sottolineare il percorso formativo ed i contenuti medici della professione, è un complesso mix di competenze fatto di preparazione teorica e aggiornamento, utilizzo di apparecchiature e materiali di moderna concezione, grande manualità, propensione all’ascolto ed empatia con i pazienti il più delle volte molto infastiditi quando non provati da vere sofferenze dolorose. La lettera tenta di riportare in auge quello che anni fa sembrava essere diventato lo sport preferito di media e pubblico: parlar male dei dentisti! Ma il problema (organizzativo) che poco c’entra con Giuramento Etico e relativo Codice Deontologico, va affrontato a livello politico dando alla popolazione una adeguata copertura di Odontoiatria Pubblica, così avviene in gran parte dei Paesi d’Europa e nelle Regioni italiane più “fortunate”.

un moderno penitenziario

La prima delle “giornate di emergenze” ha avuto luogo in un penitenziario. Il collega in servizio si è arreso di fronte ad un problema di difficile risoluzione ed ha richiesto la consulenza esterna (super) specialistica su un detenuto. Dopo una serie di contatti diretti con la struttura (responsabili del servizio odontoiatrico), o mediati da legali di parte e PM, sono intervenuto sul paziente curato in passato presso il mio studio con terapie riabilitative ortodontiche, gnatologiche, protesiche. Tutto un po’ al buio. Impossibile colloquiare con il collega del penitenziario, il personale addetto adduceva problemi di Privacy, mentre a seguito di numerose telefonate mi fornivano generiche rassicurazioni sul funzionamento del riunito ed insufficienti indicazioni su manipoleria e strumentari vari in dotazione in loco, quindi mi porto dietro una borsa con “mezzo studio”. Infine, anche con un po’ di “mestiere” tutto risolto ma, tanto per cambiare: Odontoiatria vista come Cenerentola ovvero disturbi odontoiatrici da considerare di nulla o scarsa importanza.

 

Proseguendo le “vacanze”, 3 giorni fa mi contatta un caro amico la cui nipote di Verona, cadendo in barca qui al largo di Capri, ha quasi perso due denti. Grazie a Whatsapp, con il quale noi medici ormai lavoriamo quasi 7 giorni su 7 e 12 mesi su 12, mi mandano le foto (qui riportate) e programmiamo la seduta in una delle “giornate per urgenze” previste. Una seduta che ha richiesto competenze odonto-protesiche, ortodontiche, odontotecniche e la continua assistenza di almeno due collaboratori (ASO) oltre all’odontoiatra. Mi chiedo quindi, se pur ci fosse stato un posto di Odontoiatria pubblica nella mia Provincia, quale tipo di assistenza specialistica avrebbe potuto ricevere la nostra ragazza veronese caduta in barca.

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Foto post-traumatica
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Ponte Maryland staccato e deformato dal  trauma
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Foto inviata dalla paziente dopo una settimana

 

 

E qui, infine, mi sovviene il ricordo di una discussione avuta, in ambito “politico-professionale”, a Roma in FNOMCeO a metà luglio. Allora discutemmo dalla utilità (?) del sesto anno (di solo tirocinio) per gli odontoiatri laureandi italiani, istituito nel 2009-10. In quella sede ci siamo detti che forse sarebbe utile, per i giovani italiani (ed aggiungerei non solo odontoiatri) istituire/ istituzionalizzare, percorsi formativi/ tirocini più pratici e che si avvalgano della collaborazione di tante qualificate competenze professionali, in qualità di tutor, presenti nel mondo professionale extra-universitario.

Buona estate a tutti e attenti ai denti, sono un bene prezioso

gf@odontoiatriafiorentino.com