Ortodonzia

L’utilizzo di impianti dentali osteointegrati è una delle metodiche più diffuse e predicibili per la riabilitazione parziale o totale in caso di perdita di uno o più elementi dentari. La moderna implantologia si è evoluta a partire dagli studi iniziali sulla guarigione e la rigenerazione ossea condotti negli anni ’50 e ’60 dal chirurgo ortopedico svedese Branemark. Sebbene gli impianti dentali offrano una valida alternativa alle protesi tradizionali, questo tipo di riabilitazione non è tuttavia priva di problemi. Negli anni sono emerse diverse prove scientifiche dell’esistenza di patologie infiammatorie perimplantari. Esse rappresentano una delle complicanze più frequenti a carico dei tessuti circostanti e, se non trattate, possono portare alla perdita dell’impianto. L’obiettivo principale del professionista di fronte ad un paziente affetto da malattia perimplantare, è quello di adottare un protocollo terapeutico adeguato, volto ad arrestare la progressione della malattia e ad evitare, o almeno ridurre al minimo, il rischio di insorgenza di eventuali recidive.

Come per i denti esistono la gengivite e la parodontite, a carico degli impianti possono insorgere due principali patologie: la mucosite perimplantare e la perimplantite.

La mucosite perimplantare è una malattia reversibile se intercettata e trattata in fase iniziale, causata dall’accumulo di batteri che provocano sanguinamento (al sondaggio) e infiammazione dei tessuti molli che circondano l’impianto. Non c’è perdita di struttura ossea di supporto nella quale esso è inserito, ma se non trattata dall’odontoiatra o dall’igienista dentale può evolvere rapidamente in perimplantite.

La perimplantite è una malattia spesso irreversibile, causata da una importante presenza di batteri attorno all’impianto, caratterizzata da infiammazione dei tessuti molli e perdita progressiva di osso di supporto. La perimplantite è generalmente preceduta dalla mucosite ed insorge più spesso nei pazienti che non hanno un’igiene orale ottimale, che soffrono di parodontite o che ne hanno sofferto in passato. Se non diagnosticata e trattata, conduce a problemi che vanno dalla formazione di tasche alla presenza di materiale purulento fino alla perdita dell’osteointegrazione.


Cause e fattori di rischio


Igiene orale non accurata

L’accumulo di placca batterica in seguito a un’igiene orale domiciliare non corretta è certamente il principale responsabile della perimplantite: questo può portare prima allo sviluppo di alterazioni infiammatorie dei tessuti molli che circondano gli impianti dentali (mucosite perimplantare) e successivamente anche alla perdita di osso di supporto (perimplantite). Per evitare questo accumulo è importantissimo mantenere una buona igiene orale domiciliare e rispettare le sedute di detartrasi professionale con l’odontoiatra o l’igienista, onde evitare problemi che possono portare fino al fallimento della riabilitazione implantare.

Associati alla placca batterica, ci sono diversi fattori di rischio che possono aggravare o accelerare il decorso della malattia.

Fumo

L’associazione tra fumo e patologie implantari è scientificamente dimostrata e nota da molti anni. Il fumo aumenta lo stato infiammatorio e riduce le difese immunitarie locali, la nicotina e i prodotti derivanti dalla combustione peggiorano l’attività del microcircolo sanguigno rallentando o addirittura bloccando la capacità di guarigione spontanea delle ferite.

Malattie sistemiche

Per quanto riguarda la correlazione con malattie sistemiche, è stato riscontrato un maggior rischio di perimplantite, sia in caso di diabete mellito non controllato che in caso di malattie cardiovascolari, in cui vengono riportati indici gengivali, sondaggi e tassi di perdita ossea più sfavorevoli.


Prevenzione


Allo stato attuale, le conoscenze sulle patologie perimplantari non consentono di predire del tutto i risultati terapeutici. La perimplantite può causare la perdita dell’impianto/i inserito/i, decretando il fallimento della terapia implantare. Da qui l’importanza di un’azione preventiva mirata a ridurre il rischio di insorgenza di lesione perimplantare, andando ad agire sulle cause eziologiche, sulle abitudini e sullo stile di vita, evitando i fattori di rischio associati. L’odontoiatra e l’igienista dentale predispongono un protocollo di follow-up a lungo termine specifico per i pazienti riabilitati mediante implantoprotesi, associando la profilassi professionale di igiene orale con accurate istruzioni relative alle tecniche ed ai presidi più indicati per l’igiene orale domiciliare (personalizzata), passando attraverso una fase di valutazione dei livelli di esposizione ai fattori di rischio per le patologie perimplantare per ogni paziente. In base alla situazione di ogni paziente, infatti, può essere necessario l’utilizzo degli scovolini o del filo interdentale a seconda della larghezza degli spazi interdentali. È utile ricordare inoltre che i denti e le protesi a supporto implantare vanno spazzolati dopo ogni assunzione di cibo, bevanda alcolica, zuccherata, caffè e tè.

A cura di:
Dr. Emilio Fiorentino,
Odontoiatra,
Spec. in Chirurgia Orale
Dr. Gianmarco Giordano,
Igienista Dentale

MUCOSITE

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Attorno a questi impianti la mucosa si è leggermente infiammata ma non ci sono segni radiografici di perdita di osso di supporto.
Con una o più sedute di igiene orale professionale, eseguite dall’odontoiatra o dall’igienista, e con le corrette abitudini di igiene orale, la mucosite scompare.

 

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PERIMPLANTITE

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L’impianto più posteriore presenta gravi segni clinici di infiammazione (suppurazione, sanguinamento e sondaggio maggiore di 10mm):
deve essere estratto perché non più recuperabile.
L’impianto più anteriore ha segni di infiammazione più lievi: potrebbe essere salvato con un’adeguata ma complessa terapia chirurgica, con diverse sedute di igiene orale professionale, e con le corrette abitudini di igiene orale.

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Anche radiograficamente è evidente il riassorbimento osseo importante attorno all’impianto posteriore, mentre è lieve quello attorno all’impianto anteriore.

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In questa paziente, diabetica, il controllo della placca non è ottimale: le gengive appaiono gonfie e sanguinanti, così come la mucosa perimplantare. Radiograficamente si nota un riassorbimento osseo principalmente attorno all’impianto: senza un’adeguato intervento chirurgico mirato, andrà incontro alla perdita dell’osteointegrazione e quindi alla perdita dell’impianto.

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